La rassegna ‘Israel’ ricorda rav Giuseppe Laras

Sono trascorsi quasi otto anni dalla scomparsa (15 Novembre 2017) di rav Giuseppe Laras, figura poliedrica fondamentale e importantissima nel panorama dell’ebraismo italiano ed internazionale e di riferimento per quanto riguarda i rapporti interculturali e interreligiosi. Il titolo o appellativo “rav” è il termine ebraico che equivale a ‘maestro’ ed è legato alla forma ebraica che origina ‘rabbi/rabbino’.

Per ricordare la figura di rav Laras, centrale sia per il mondo ebraico sia per i rapporti intrattenuti con istituzioni e con persone di qualsiasi estrazione culturale, la “Rassegna mensile ISRAEL” riporta – nel suo ultimo numero, stampato nel Dicembre 2024 – una serie di articoli, scritti dai famigliari e da persone che lo hanno frequentato nel corso degli anni presso i luoghi dove ha svolto la sua attività.

La “Rassegna” – ricordiamo – di cui è direttore Gianfranco Di Segni, è stata fondata da Dante Lattes e Alfonso Pacifici. Per celebrare il centenario dal primo numero è stato promosso un grande convegno a Roma qualche mese fa; sicuramente è stata questa rivista il palcoscenico del dibattito culturale ebraico in 100 anni di storia ebraica. Ha smesso le sue pubblicazioni solo in un momento e cioè durante la 2’ guerra mondiale e a partire dalla promulgazione delle leggi razziali.

L’ultimo numero (“Scritti in memoria di Giuseppe Laras”), dunque, è stato presentato presso l’aula magna della Sinagoga Centrale di Milano, in un importante incontro Domenica 9 marzo. Il volume contiene molte testimonianze dirette di coloro che hanno frequentato rav Laras, ma anche dello stesso Laras (con indicazione di molteplice bibliografia su studi sullo scibile umano, per effetto di una curiosità insaziabile) ed analisi che gettano luce sulla sua profondità intellettuale, religiosa, educativa ed umana.

All’incontro di presentazione del volume e dibattito sulla figura di rav Laras sono intervenute diverse personalità del mondo ebraico (rabbini provenienti da diverse città) ma anche di diversa estrazione culturale e religiosa: ognuna ha ricordato e testimoniato il proprio incontro con Laras ed i motivi della continuità nel tempo del rapporto iniziato (anche per motivi diversi), e sviluppato sulla base di contenuti sia di stima sia di cultura condivisa seppur nel continuo confronto e a volte con specifici punti di vista personali.

Nel portare i saluti istituzionali rav Alfonso Arbib (rabbino Capo Comunità ebraica di Milano) ha sottolineato l’importanza di rav Laras, studioso del pensiero ebraico, docente, studioso di filosofia rapportata alla Torah, e il suo particolare ruolo di rav, come una vocazione personale e il suo pensiero, finalizzato a far comprendere che l’obiettivo finale dell’ebraismo è la ‘conoscenza di Dio’, sulla traccia del ‘Mishnen Torah’ del Maimonade.

Anche Walker Meghnagi (Presidente Comunità Ebraica di Milano) ha portato i saluti iniziali ed il ricordo di rav Laras, sottolineandone soprattutto il carattere umano e quello che ha rappresentato per il rabbinato italiano. Capace di unire una profonda conoscenza dottrinale e un impegno attivo nell’educazione Sopravvissuto alla Shoah ha dedicato la sua vita alla ricostruzione del rabbinato italiano, favorendo il dialogo interreligioso e la modernizzazione degli studi rabbinici; sapeva unire il rigore scientifico e la passione intellettuale, curiosità ma con ironia, e sapeva sdrammatizzare anche momenti molto complessi che la sua comunità ha vissuto in questi anni: “da una parte estremamente rigoroso e dall’altra aperto al mondo, pieno di umanità da dare, a chi era lì con lui”.

Fiona Diwan, nel ruolo di moderatrice, perfettamente a conoscenza del ‘mondo’ di rav Laras, ha evidenziato, con partecipazione anche emotiva, i principali tratti della personalità del grande rabbino, in rapporto con le problematiche che lui ha dovuto affrontare nel corso della sua lunga e delicata attività presso le varie Comunità ebraiche e città italiane e nei confronti di persone ed istituzioni culturali, religiose, politiche. Grande importanza inoltre per quanto ha rappresentato per l’Italia.

Fiona ricorda alcune sue interviste a rav Laras come quella in occasione della presentazione della “Storia del pensiero ebraico” all’Arcivescovado di Milano e, in particolare, l’invito a “volare alto, un invito a rispettarci l’un l’altro, lasciandoci alle spalle contrapposizioni e animosità… , siamo pochi, viviamo una situazione che sarà sempre delicata, abbiamo tantissimo da trasmettere”. La Diwan inoltre ricorda alcune figure che per Laras erano di riferimento, in particolare amava due figure del passato, Isacco Reggio, “una delle menti piu profonde del panorama rabbinico dell’800, a lui dobbiamo la riconciliazione tra Torah e filosofia”. E poi amava particolarmente un personaggio straordinario (vissuto tra il ‘500 e il ‘600), Leone da Modena. “Mi disse, quest’ uomo mi fa tremare qualcosa dentro”. Il suo soffermarsi su Leone da Modena in ogni intervista la dice lunga su chi era rav Laras, questa finestra di tenerezza che lo prendeva quando parlava dei fragili, Leone da Modena era un fragile, immenso ma delicato, aveva una sensibilità particolare per gli umiliati e offesi: c’è un tratto sapiente, c’è un tratto nobile, un tratto umanissimo”.

Laras – come ammette Roberto La Rocca nel volume citato – nonostante la sua formazione fortemente italiana, aveva sviluppato una visione profondamente internazionale dell’ebraismo. Fece perciò venire da Israele insegnanti di eccellenza di Halaklà (legge e ritualistica ebraica) e di Talmud che, oltre a rafforzare la preparazione e le competenze di molti rabbini e insegnanti, hanno alimentato al contempo un più fertile legame con Israele.

L’importanza di sprovincializzare l’ebraismo italiano l’aveva fatto avvicinare al pensiero di rav Leon Ashkenazi, la cui finalità era “comprendere e diffondere il pensiero ebraico della Torà utilizzando un approccio universale, intellettuale e moderno”. Ashkenazi fu molto influenzato dagli scritti di rav Avraham Kook (1865-1935) secondo il quale gli ebrei osservanti devono sostenere attivamente il progetto sionistico, che è precursore alla redenzione messianica. La dimensione della qedushà, la sacralità, si realizza solo quando la spiritualità e la materialità, mutilate se separate l’una dall’altra, si aiutano reciprocamente. “La creazione di una mediazione tra misticismo e razionalità, tra Torah e filosofia, un vero e proprio ponte tra il mondo laico e quello religioso”. Ma anche interesse verso la poesia ebraica. Insomma, un segno della poliedricità e vastità eclettica dei suoi interessi e la grande applicazione su Maimonide, di cui Laras è stato uno dei massimi esperti.

Ci si chiede se il suo approccio è un approccio facilitante o piuttosto rigorista: certamente Laras ebbe il grande tema delle ‘conversioni’ all’interno del suo mandato, tema che ha presentato qualche tensione all’interno della Comunità.

Un altro aspetto che caratterizza la figura di rav Laras: da una parte l’umorismo, l’ironia per stemperare le tensioni, ma anche il rigore intellettuale. Tuttavia Laras era “un guerriero della speranza in un mondo tinto di domande e di dubbi” – scrive la figlia Yardena. Dobbiamo ad Yardena un’immagine che fissa rav Laras: sul suo comodino l’Anabasi di Senofonte. “Io gli chiedevo: Perché leggi l’Anabasi? Lui rispondeva: Perché c’è dentro tutto. Il mondo è sempre stato una battaglia”.

E, a proposito di battaglie e conflitti, la Shoah ha lasciato un’impronta indelebile sull’infanzia di Laras. Addentrandoci nella conoscenza della sua vita scopriamo la drammaticità della sua vicenda: madre e nonna prelevate a Torino e inviate nel campo di concentramento di Ravensbruck, era l’ottobre del ’44. Lui, nove anni, miracolosamente salvo, solo, disorientato ed impaurito, alla ricerca di una casa dove rifugiarsi. Nato nel 1935, ha conseguito la laurea rabbinica nel 1959 presso la sede del Collegio Rabbinico Italiano a Roma. Incarico di rabbino Capo della Comunità ebraica di Ancona fino al 1968, quando fu chiamato a Livorno. Nel gennaio 1980 Rabbino Capo e Presidente del Bet Din (Tribunale Rabbinico) di Milano, e Rabbinato a Milano. Dal 1995 al 2003 Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia (ARI) e dal 2003 Pesidente del Ben Din del centro-nord Italia. Dal 1995 al 1999 direttore del Collegio Rabbinico Italiano.

Nel corso dell’incontro di presentazione del volume in memoria di rav Laras sono intervenuti altri ‘testimoni’.

Amedeo Spagnoletto, autore di una bellissima intervista all’interno del volume e di un intervento molto interessante, direttore del museo ebraico di Ferrara, e con Angelo Piattelli e Gianfranco Di Segni sono i curatori del volume medesimo.

Rav David Sciunnach (av Bet Din del Centro nord Italia): “ricordare Laras non è facile perché aveva molte sfacettature. Rav Laras aveva una grandissima biblioteca profana oltre che i testi ebraici, e “guardando quei libri si riesce a capire la grandezza dell’uomo rav Laras … e ho scoperto che leggeva di tutto, dagli scrittori dell’antica Roma a poesie e testi che non riguardavano cose ebraiche”.

Rav Elianu Alexander Meloni, rabbino capo della Comunità Ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia.

Mons Pierfrancesco Fumagalli, dottore emerito della BibliotecaAmbrosiana e presidente dell’Associazione Italia Israele di Milano, in un bell’intervento contenuto in questo volume, ripercorre il cammino delle relazioni tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele dal 1992 al 2023. Vent’anni di relazioni, le pietre miliari dei rapporti non sempre facili, ivi compresi i successi ma anche gli inciampi. Rav Laras visse una stagione ricca di incontri ecumenici che lo videro protagonista, accanto e in dialogo con il card. Carlo Maria Martini. L’azione egli studi di rav Laras influenzarono significativamente il progresso delle relazioni tra ebrei e cristiani, e in particolare anche il rapporto tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele, che nel 1993 compì una svolta decisiva, con “L’accordo Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele”, avvicinamento considerato alla luce, come messo in evidenza da Ben-Horin, di tre eventi principali: la Shoah, la nascita dello Stato d’Israele, Il Concilio Vaticano II (con la Dichiarazione “Nostra Aetate”). Si tratta di un rapporto con uno Stato che fa anche riferimento a tradizioni e valori religiosi che la Chiesa condivide come un patrimonio comune nelle proprie radici. Ne consegue che anche il dialogo religioso-etico-spirituale costituisce una parte di questi rapporti che non sono puramente politici. E così, il processo di riavvicinamento nei rapporti ebraico-cristiani (come anche quelli islamo-cattolici) fa ritenere che “sembrerebbe ormai maturo il tempo per unire tutte le nostre forze spirituali per la riconciliazione e la fratellanza di tutti i credenti”.

Il dialogo interreligioso fu uno dei pilastri dell’attività di rav Laras. Ma anche l’ampiezza dei suoi interessi a tal punto da essere coinvolto nell’attività dell’Ambrosiana e alla Fondazione Maimonide, (Presidente Guido Borella): Fondazione che ha portato avanti appuntamenti, studi fondamentali.

Roberto Jarach (Presidente della Fondazione Memoriale Shoah di Milano): per un ricordo. Cita il contributo fondamentale di rav Laras per la fondazione del Memoriale della Shoah: nel 1998 Laras fu l’elemento più stimolante per l’inizio di un gruppo di lavoro che potesse occuparsi e creare un qualcosa per formare i giovani, un qualcosa che attraverso la memoria potesse stimolare i giovani e poi un giorno mi raccontò la sua storia.

Ricordano rav Laras anche Renato Cenati, ex presidente ANPI ricorda Laras, e Don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI. Conclusione finale di Gianfranco Di Segni, direttore uscente della Rassegna “Israele”.

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